Cuppone è in buona compagnia: diffidano della datazione tarda anche studiosi importanti come Maurizio Calvesi o a Vittorio Sgarbi. Ma più che l’esatta cronologia, che porrebbe la tela accanto alle celebri storie di San Matteo della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, nel punto di svolta della carriera del Merisi (la «Natività» per Cuppone sarebbe addirittura la sua prima pala d’altare), il saggio indaga, in maniera intrigante, su alcune sue copie «scomparse del tutto, o comunque per secoli» e soprattutto ricostruisce bene il furto del ’69: il capolavoro del Merisi fu asportato, con la vasta complicità di una Palermo come sempre non-udente e silente, da un gruppetto di ladri che lo portarono via su un camion della frutta, lasciando sull’altare il telaio. Un furto con ogni probabilità su commissione – forse «stimolato» da un recente servizio andato in onda in tivù -, che scivola poi, sempre peggio, in una spirale di mafia e malaffare che lo ha fatto salire (quotazione: 20 milioni di dollari) al secondo posto della Top ten dei «crimini artistici» di tutti i tempi, secondo l’Fbi americana: tra preziosi reperti archeologici iracheni e un violino Stradivari sparito dal ’95.