Il libro di Cuppone (Caravaggio, la Natività di Palermo, Campisano Editore, pagg. 160, euro 30) ha l’ulteriore pregio di mettere fine a una annosa questione circa la datazione del quadro, mitico per la sua scomparsa, che fu dipinto per l’oratorio di San Lorenzo, non durante una sosta di Caravaggio a Palermo nel 1609 (che non è documentata), semmai in precedenza, nel 1600 a Roma, su mandato di un commerciante che “trafficava” con il meridione d’Italia. La questione era già chiara a molti storici dell’arte che rifiutavano la datazione tarda, pensiamo a Maurizio Calvesi o a Vittorio Sgarbi, per i quali lo stile pittato e la composizione sembravano incompatibili con la drammaticità delle tele dell’ultimo periodo siciliano, prodromico alla prematura, misteriosa morte del pittore. Ci sono infine dati oggettivi e tecnici, come i rimandi iconografici certamente più romani e la dimensione e la trama del tessuto usato per la tela dissimile, invece, da quello dei supporti siciliani.