Nulla è perduto presenta altri casi di grande fascino di rigenerazione di capolavori del passato. Nella Flakturm Friedrichschain di una Berlino ormai conquistata dall’Armata sovietica, ad esempio, tra il 5 e il 10 maggio 1945 sembra essere svanito tra le fiamme, insieme a numerosi altri tesori d’arte per un totale di oltre quattrocento pezzi, il San Matteo e l’angelo di Michelangelo Merisi da Caravaggio. L’artista finlandese Antero Kahila, ha compiuto tra il 2003 e il 2008 un personale e paziente cammino di ricerca sulla tecnica di Caravaggio. La sua impresa di rimaterializzare filologicamente il San Matteo, è passata anche attraverso la rilettura delle fonti letterarie che ne descrivevano i colori: del dipinto, resta solo una foto in bianco e nero, anche se più di recente è stata scoperta l’unica copia antica del quadro, che in qualche modo allarga il quadro conoscitivo sulle scelte cromatiche operate in quel caso dal Caravaggio. A Illegio, oltretutto, il San Matteo è esposto tra le due riproduzioni fedeli della Vocazione e del Martirio di san Matteo oggi nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Tale allestimento asseconda l’ipotesi – comunque accantonata grazie a recenti studi, come scrive il curatore don Alessio Geretti – che la tela di Berlino fosse una prima versione di quella che oggi è sull’altare della stessa cappella Contarelli a San Luigi.
Indubbiamente singolare l’accidentale distruzione delle opere più iconiche conservate nella Flakturm ad opera d’un incendio imprevisto scatenato dai soldati dell’Armata Rossa. E rammento perfettamente Federico Zeri che ci invitava perentoriamente a non credere a questa facile leggenda,
rammentandoci anche che la Russia aveva sempre negato d’esser in possesso del cosiddetto Tesoro di Priamo, donato alla Germania da Heinrick Schliemann.
Che poi la Buona Ventura, come anche i Bari del Kimbell Art Museum, alluda alla parabola del Figliuol Prodigo: beh…È cosa perfettamente nota.
Da Molto Tempo…