Nel 1608 Caravaggio, continuamente in fuga, evase da Malta e giunse a Siracusa. Qui realizzò il Seppellimento di santa Lucia per l’altare maggiore della basilica di Santa Lucia al Sepolcro, nel luogo dove, secondo la tradizione, la Santa fu martirizzata e sepolta. E la scena sembra collocata negli ambienti sotterranei e bui delle note latomie sottostanti la Chiesa, nelle quali si trova il sepolcro della martire. Si tratta della tela imponente di un Caravaggio ormai maturo, maestro nella regia di composizioni articolate in dipinti sempre più silenti e spirituali. La sua forza espressiva emerge soprattutto attraverso i rapporti tra personaggi e spazio scenografico, dalla tensione conferita grazie a una luce guizzante e dalla materialità della tela e del colore. Nelle mura sullo sfondo della scena, che occupano quasi i due terzi del dipinto senza nessuna figura, si percepisce il senso della forma che si sgretola, della forma che diventa “non-forma”, nella quale lo spettatore contemporaneo può individuare un effetto espressivo accostabile all’Informale.